MARIO SCHIFANO. Biografia e tour virtuale dell’opera dell’artista.

Museo di grafica e multipli d'autore, d'arte moderna e contemporanea

MARIO SCHIFANO

Mario Schifano biografia

Mario Schifano nasce il 20 settembre 1934 a Homs nella Libia italiana. Dopo pochi anni tornò a Roma e lì s’innamora dell’arte seguendo il padre che lavorava al Museo etrusco di Valle Giulia. Frequenta gli artisti Franco Angeli e Tano Festa, ed insieme a loro forma la Scuola di Piazza del Popolo, identificando un periodo fondamentale nell’arte contemporanea italiana.

Gli esordi

I suoi debutti sono all’interno della cultura informale con tele ad alto spessore materico, solcate da un’accorta gestualità e segnate anche da qualche sgocciolatura. Con questo stile inaugura la sua prima mostra personale, nel 1959, alla Galleria Appia Antica di Roma. L’anno dopo effettua un’altra mostra insieme ad Angeli, Festa, Lo Savio e Uncini,  alla Galleria “La Salita” ed è da questo momento  che la critica comincia a interessarsi del suo lavoro.

La svolta

Abbandona il genere informale, e la sua pittura mutua radicalmente nel volgere di pochi anni: comincia a dipinge quadri monocromi (delle grandi carte incollate su tela e ricoperte di un solo colore, tattile, superficiale, sgocciolante).
Il dipinto diventa “schermo”, punto di partenza, spazio di un evento negato in cui, qualche anno dopo, affioreranno, grazie anche all’influenza di Jasper Johns, cifre, lettere, frammenti segnici della civiltà consumistica. Ancora oggi le opere realizzate negli anni sessanta restano di incredibile attualità. Tra le più importanti, vanno ricordate le serie dedicate ai marchi pubblicitari come la Coca-Cola e la Esso, alle biciclette, ai fiori (omaggi ad Andy Warhol) e alla natura in genere (tra le serie più famose troviamo i “Paesaggi anemici”, le “Vedute interrotte”, “L’albero della vita”, “estinti” e i “Campi di grano”).

Nel 1961 ottiene il Premio Lissone per la sezione “Giovane pittura internazionale” e tiene una personale alla Galleria La Tartaruga di Roma.
L’anno successivo è negli Stati Uniti; conosce la Pop Art, resta colpito dall’opera di Dine e Kline ed espone alla Sidney Janis Gallery di New York nella mostra The New Realist. Fu tra i primi ad usare il computer per creare opere, e riuscì ad elaborare immagini dal computer e riportarle su tele emulsionate (le “tele computerizzate”).

Agli inizi degli anni Settanta comincia a riportare delle immagini televisive direttamente su tela emulsionata, isolandole dal ritmo narrativo delle sequenze cui appartengono e riproponendole con tocchi di colore alla nitro in funzione estraniante. Nel 1976 partecipa alla Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Bologna alla mostra Europa / America. Due anni dopo è invitato alla Biennale di Venezia e presenta alla Tartaruga di Roma “Il capolavoro sconosciuto”, rielaborazione del noto omonimo racconto di Balzac. Nel 1989, anno in cui è presente alla rassegna Arte italiana nel XX secolo organizzata dalla Royal Academy di Londra, tiene personali al Palais des Beaux-Arts di Bruxelles e al Padiglione d’arte Contemporanea di Ferrara, dove, sotto il titolo Inventario con anima e senz’anima, raccoglie una serie di tele che rappresentano la summa della sua ricerca in ambito naturalistico.

Nel 1994 è presente alla mostra The Italian Metamorphosis 1943-1968, organizzata dal Solomon R. Guggenheim Museum di New York e trasferita l’anno seguente alla Triennale di Milano e al Kunstmuseum Wolfsburg.
Nel 1996 Schifano rende un omaggio alla sua Musa Ausiliaria, ovvero alla televisione intesa quale flusso continuo di immagini in grado di strutturarsi come vera e unica realtà totalizzate della nostra epoca.

Muore nel 1998 a soli 64 anni.

Sebbene lo stesso Schifano preferiva non essere inquadrato in alcuna corrente artistica, molti lo ritennero l’esponente di spicco della pop art italiana, e venne consacrato come l’erede di Andy Warhol.

Mario Schifano: opere

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